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mercoledì 17 febbraio 2010

Il vergognoso grafico della disinformazione

Video, testo e immagini sono stati prelevati dal video blog di Claudio Messora


Il vergognoso grafico della Disinformazione


Notizie Reati Percezionen Governo Prodi

 Se qualcuno avesse ancora dubbi, fategli vedere questo grafico. I dati sono stati resi noti dall'Osservatorio di Pavia, e riguardano il conteggio delle notizie di eventi criminosi apparse sui nostri telegiornali nel quinquennio 2005 - 2009.
 La linea rossa mostra il numero di notizie relative agli atti criminosi, la linea blu descrive l'andamento reale dei crimini, mentre la linea gialla mostra la percezione degli stessi da parte degli italiani. Potremmo ribattezzarla: linea della paura.
 La fascia evidenziata in verticale, invece, è mia. Per la precisione, identifica gli anni della XV legislatura, più comunemente nota come Governo Prodi II, in carica dal 17 maggio 2006 al 7 maggio 2008.

 Ed ecco il sortilegio: durante l'ultimo governo di centro-sinistra il numero di reati ha subito una flessione, ma la percezione di insicurezza è aumentata di una quindicina di punti, fino a superare il 53%. Lo spettacolo di illusionismo è stato magistralmente messo in scena dai media televisivi, che hanno trasformato il normale tran-tran dell'ordinaria delinquenza in un film horror degno delle migliori sceneggiature.

 Poi, come per magia, con l'apparizione del Governo Berlusconi IV - tolto un lieve, marginale incremento dovuto alla necessità di approvare il pacchetto sicurezza - le notizie relative ai piccoli reati sono state sostanzialmente dimenticate da Riotta, Minzolini e soci.

 Ecco dunque in soldoni - espresso in grafici e tabelle per i più duri di comprendoniocome ti strumentalizzo l'opinione pubblica per influenzare il consenso politico e legittimare o delegittimare questo o quello.
 Del resto, qui da noi i delinquenti sono un facile spauracchio, disponibile alla bisogna, con il quale tenere per le palle nonni, impiegati e casalinghe di Voghera. L'equivalente mediatico del bau-bau, insomma. Altrimenti non si spiegherebbe come mai, rispetto ai maggiori telegiornali dei nostri cugini europei, dedichiamo oltre il doppio del tempo a furti, rapine, risse ed altre simpatiche bazzecole, quisquilie e pinzellacchere.
Notizie criminalità sui principali telegiornali 
europei

 I nostri giornalisti dipendenti di RaiUno sprecano il 64% del canone Rai a informarci circa gli sviluppi del giallo di Via Poma e circa i pedali della bicicletta di Alberto Stasi, contro il 28% del principale telegiornale della televisione spagnola, il 18% di quello francese, il 14% di quello inglese e l'infinitesimale 3% del telegiornale tedesco. Evidentemente al di là delle Alpi l'informazione ha altro a cui pensare.

 Questi sono fatti, non pugnette!

 Fonte
Società e politica in Italia - III Rapporto su la sicurezza in Italia. Significati, immagine e realtà.

Video, testo e immagini sono stati prelevati dal video blog di Claudio Messora (http://www.byoblu.com/)

Abusi e comitati d'affari: la punta dell'iceberg

Video e testo sono stati prelevati dal blog dell'onorevole Antonio Di Pietro www.antoniodipietro.com/...


Ieri sera sono stato ospite di Giovanni Floris alla trasmissione Ballaro'. Pubblico il video ed il testo del mio intervento.

Testo dell'intervento

A mio modo di vedere, quanto è accaduto nella Protezione civile impone una riflessione su un abuso che è avvenuto in questi ultimi anni e che ha coinvolto tutti i governi, di destra, di centro e di sinistra, quello cioè di aver trasformato l'emergenza in un ricorso a procedure straordinarie senza controllo di legalità, dove comitati d'affari hanno avuto facile inserimento per realizzare cose totalmente diverse da quelle legate all'emergenza: una bella pagnotta da spartire, un grande evento o un grande appalto gestito al di fuori del rispetto delle regole. Oggi abbiamo scoperto la punta di un iceberg, di cui non conosciamo ancora gli autori e le vittime. Bisogna vedere chi ha sfruttato la fiducia degli altri. Ecco perché dico che c'è un’ enorme differenza tra quello che ha detto Bertolaso e quello che ha detto il Presidente del Consiglio nell'immediatezza dell'avviso di garanzia al capo della Protezione Civile. Bertolaso ha detto: “Mi sono fidato, forse ho sbagliato, la magistratura la rispetto e fa bene a fare il suo dovere”. E' quello che io chiedo, accertiamo chi ci ha marciato, chi ci ha riso sopra e chi ne è la vittima. Il Presidente del Consiglio, invece, ha detto: “E' una vergogna”. Per il Presidente del Consiglio non è una vergogna che dei delinquenti abbiano creato un comitato d'affari mischiando pubblico e il privato facendosi gli affari propri ai danni dei disperati, ma è una vergogna che i magistrati facciano le indagini. Oltre ad una mozione di sfiducia personale, per quanto riguarda Bertolaso, abbiamo richiesto una commissione parlamentare d'inchiesta su questo tema.
Ero ministro e mi trovavo a Istanbul quando mi arrivò un avviso di garanzia: mi sono dimesso immediatamente. Non è vero che non ho accettato le dimissioni, perché le dimissioni sono un atto proprio, si danno e non si chiedono le accettazioni. Le dimissioni si danno e si ripetono se ci si crede veramente e ci si affida alla magistratura.
Nella prima Repubblica si è fatta la Tav e sono nati i comitati d'affari, nella seconda Repubblica è arrivata la sanità e sono arrivati i comitati d'affari, ora è arrivata questa “mucca da mungere” ed è arrivato il comitato d'affari. Gli imprenditori condannati non devono avere più niente a che fare con l'amministrazione pubblica: gli imprenditori che vedevamo compiere reati nella prima Repubblica sono gli stessi che le fanno grosse anche nella seconda, e gli stessi pubblici ufficiali che ho trovato nel ministero dei Lavori pubblici da ministro, me li ero trovati da magistrato quando ero andato a prenderli.
Se non stabiliamo una regola che chi si sporca le mani deve essere preso a calci nel sedere, anche dall'elettorato, questo sistema non finirà più.



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Video e testo sono stati prelevati dal blog dell'onorevole Antonio Di Pietro www.antoniodipietro.com/...

Il riso abbonda sulla bocca dei corrotti



Gli aquilani dovrebbero sul serio ora riprendersi la città.
"La ricostruzione è lunga" - sorridiceva il premier. Anche le mazzette non è che scarseggino... Un modo per farle circolare lo si trova sempre. Il Berlusca (una ne fa e cento ne pensa), subito dopo il terremoto, già aveva con sé il progetto per la costruzione dei nuovi caseggiati. Caspita! si diceva, efficienza dello spirito imprenditoriale, mirabile virtù che non lo abbandona mai.

Se gli aquilani rivogliono la città, devono riunirsi in comitato, a costo di formare uno Stato nello Stato, autogestirsi, far valere i propri diritti, farsi guardie, ispettori... Do it yourself. Da questi statisti di merda in parlamento non ci si può aspettare niente di buono, corrotti come sono!...

Aquilani, non fatevi abbindolare dalle loro parole flautate, dalle loro false promesse, dai loro altrettanto facili e falsi pentimenti. Sono vipere! Sono sciacalli!... Agite, fatevi sentire, finché siete in tempo, avrete senz'altro il sostegno di tutti gli italiani.


Ore 15,34 del 6 aprile l'imprenditore Pierfrancesco Gagliardi chiama al telefono il cognato Francesco De Vito Piscicelli.
- Piscitelli: ... sì
- Gagliardi: oh ma alla Ferratella occupati di 'sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito... Non è che c'é un terremoto al giorno
- Piscitelli: no...lo so (ride)
- Gagliardi: così per dire per carità.. poveracci
- Piscitelli: va buo'...ciao
- Gagliardi: o no?
- Piscitelli: eh certo ... Io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro al letto
- Gagliardi: io pure... va buo'... Ciao.

Signore e signori avete assistito ad una strabiliante conversazione fra due sciacalli, due autentici PEZZI DI MERDA.

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Un punto dell'economia: la presenza della politica

Video e testo sono stati prelevati dal blog dell'Italia dei Valori http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/... - articolo di Sandro Trento


Autore Sandro TrentoSandro Trento

Leggendo i giornali scopriamo che prima la Grecia e ora la Spagna stanno entrando nel mirino dei grandi investitori internazionali.
I grandi investitori americani parlano di PIGS, "porci" in inglese ma anche "Portogallo – Italia – Grecia – Spagna". Di fronte a questi eventi, di fronte al rischio di una crisi finanziaria molto rilevante che possa colpire Paesi a noi vicini, la Grecia e la Spagna, abbiamo il paradosso di un Paese che ha bloccato per settimane intere risorse del Parlamento per discutere di questioni che non hanno nulla a che vedere con l'emergenza economica, ma di leggi che interessano al Presidente del Consiglio.
Nella mozione presentata dal Presidente Antonio di Pietro al Congresso nazionale è presente un affermazione che potrebbe sembrare paradossale: “il mercato è lo strumento per sconfiggere Berlusconi”. Qualcuno direbbe che Berlusconi è il difensore del mercato in questo Paese, ma è un equivoco pensare che il centrodestra sia il partito che difende il mercato e la concorrenza. In queste settimane sono usciti dei volumi molto interessanti sul ministro Tremonti, da cui si scopre come il ministro possiede una cultura anti mercato, contro la globalizzazione, contro l'apertura internazionale, contro la Cina, contro la concorrenza, è un nostalgico della proprietà pubblica, affermando che si stava meglio quando c'era l'IRI, ed è un nostalgico delle banche pubbliche (guarda caso fu una banca pubblica, la BNL a guida socialista, la prima banca che finanziò Berlusconi nella costruzione di Milano 2).
Il paradosso italiano è che le forze di centrodestra, che apparentemente dovrebbero richiamarsi ai principi del mercato e della concorrenza, hanno un impostazione culturale di stampo statalista, dove si rivendica maggior intervento pubblico, contrastando la concorrenza e l'apertura dei mercati. A questo si associano altri elementi preoccupanti, come lo scarso rispetto di una democrazia costituzionale. L'idea che l'unica fonte di legittimazione sia il voto popolare, e quindi accusare una serie di organismi intermedi, come la magistratura, la Corte costituzionale e le autorità di vigilanza, di non essere legittimati è un concetto del tutto assente dalla tradizione liberale e democratico liberale occidentale.
Un altro elemento preoccupante riguarda il principio della laicità dello Stato. In questo momento siamo di fatto l'unica forza del Parlamento che fa della laicità dello Stato un cardine fondamentale del proprio programma di governo. E' a rischio la libertà religiosa, qualcuno vorrebbe un Paese diviso tra due, tre fondamentalismi che si scannino l'uno con l'altro, si è impedito di fare ricerca con le cellule staminali, precludendo possibilità di innovazione tecnologica, e si intende impedire alle persone di scegliere la propria sorte nei momenti terminali della propria vita.
Il principio di rispetto delle regole costituzionali, il principio di laicità e il principio di centralità del mercato sono tre elementi che fanno della destra italiana un anomalia nel panorama internazionale, europeo e occidentale.
Affermare che il mercato è lo strumento per sconfiggere Berlusconi significa che in questo momento, in Italia, si devono rivedere una serie di norme e regole di comportamento individuale. Molte delle nozioni tradizionali della sinistra italiana ed europea non sono più utilizzabili per affrontare la crisi in cui versa l'Europa e l'Italia in particolare.
Penso alla questione della proprietà pubblica, che nella storia recente italiana è stata fonte di corruzione e di inefficienza. Pensate alle vicende dell'Enimont, alle vicende dell'Eni, e pensate a quanto è costato e continua a costare all'Italia la liquidazione dell'IRI. Salto sulla sedia quando sento che uno dei leader del principale sindacato italiano invoca la nazionalizzazione di fronte alla crisi dell'Alcoa. Abbiamo già dato, questo tipo di soluzioni non funzionano, non è questa la strada per far fronte alla crisi economica. La proprietà pubblica è fonte di corruzione, di inefficienza, di sperpero di denaro pubblico. La domanda è: come possiamo trovare nuovi acquirenti alle imprese in difficoltà? Il punto da cui partire è: come mai in Italia attiriamo pochi investitori internazionali? Come mai i grandi investitori internazionali non scelgono il nostro Paese per fare degli investimenti? Non credo ci sia un problema di colonizzazione, ne vorremo molti di più, la Germania e la Francia intercettano una quota molto rilevante di investimenti internazionali, e le ragioni per cui questi non investono i loro soldi in Italia sono le stesse per cui il nostro Paese è in crisi: la mancanza di infrastrutture, gli eccessivi dei tempi della giustizia, le inefficienze della burocrazia pubblica, l'eccessivo costo delle materie prime come l'energia, la scarsità di una forza lavoro qualificata, la scarsa qualità della nostra istruzione, e cosi via. Questi fattori fanno si che il nostro Paese, nel confronto con gli altri, venga scartato al momento di decidere dove investire le proprie risorse. Una moderna politica industriale incide su questi fattori, modificando la convenienza relativa di fare impresa in Italia o in un altro Paese.
Un altro punto importante da tenere in considerazione è la spesa pubblica, altra battaglia tradizionale della sinistra europea. Possiamo dire che la spesa pubblica non è la soluzione per affrontare e risolvere i problemi dell'economia italiana. Una delle ragioni è l'elevatissimo debito pubblico e il fatto che molte delle riforme e delle azioni che vi sto elencando non richiedono interventi di spesa pubblica. Questa rivoluzione liberale, che ritengo dovrebbe essere il cuore della nostra azione riformatrice, è rivolta essenzialmente a modificare una serie di regole e di comportamenti, che fanno riferimenti agli individui in tutte le loro accezioni.
Un altro elemento importante è il fatto che siamo un Paese nel quale la presenza della politica è troppo pesante nell'economia e nella società. Siamo un Paese nel quale gli imprenditori, per decidere gli investimenti che devono fare, si recano a Palazzo Chigi e ad intervistare politici prima di prendere una decisione. Pensate alle vicende delle scalate Telecom, pensate alle vicende Unipol e alle vicende Alitalia. Questa commistione tra politica ed economia è una commistione malata, una commistione che va rotta. Una rivoluzione liberale introduce il mercato come strumento di disciplina e di crescita economica, non la politica e Palazzo Chigi. Gli imprenditori, in un Paese normale, decidono i loro investimenti a prescindere da quello che decide Palazzo Chigi.
Questo “eccesso di politica” fa riferimento anche a un nodo fondamentale nel funzionamento di un economia di mercato: l'informazione. Siamo uno dei pochi Paesi nei quali gran parte dell'informazione non sono indipendenti. Non parlo solo della televisione, ma anche della stampa, e lo viviamo sulla nostra pelle: come partito pubblichiamo programmi, facciamo interventi, stiliamo documenti, che vengono sistematicamente ignorati dalla stampa nazionale. Perché? Perché anche in questo caso c'è una commistione tra blocchi di potere e proprietà dei mezzi pubblici. Sarebbe necessaria una legge di separazione tra editoria, politica e potere economico.javascript:void(0)
Essere liberali non vuol dire voler smantellare lo Stato. In questo momento lo Stato italiano è troppo debole di fronte alle lobby economiche e troppo debole di fronte agli interessi privati. Siamo liberali e vogliamo uno Stato forte, che sia in grado di fare le funzioni che gli competono.

Video e testo sono stati prelevati dal blog dell'Italia dei Valori http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/... - articolo di Sandro Trento

“Francesco Padre”: sciacallaggio di avvocati e Gazzetta del Mezzogiorno



"Ci hanno ferito una seconda volta. Seguitano a strumentalizzare la morte orrenda di cinque uomini tra cui mio padre - mi racconta Maria Pansini visibilmente scossa - Mi fanno schifo questi soggetti che continuano a calpestare i sentimenti umani per avere un loro momento di gloria".
Leggi l'articolo (su Italia Terra Nostra)


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